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Il (non) problema dell’orientamento sessuale

Dal 1 Giugno sono cominciate le celebrazioni per il “Pride Month”, ossia il mese in cui la comunità Lgbtq+ festeggia l’orgoglio per il proprio orientamento sessuale.

La storia del Pride Month ha inizio negli anni Sessanta, negli Stati Uniti. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 un gruppo di poliziotti fece irruzione all’interno del Stonewall Inn di New York, un locale del Greenwich Village punto di ritrovo della comunità omosessuale della Grande mela.

Non era la prima volta che accadeva.

A quei tempi infatti erano frequenti le retate delle forze dell’ordine nei locali gay. Le persone venivano picchiate, minacciate e arrestate solamente per il fatto di essere omosessuali o comunque per il fatto di far parte di una comunità che la società non voleva riconoscere. Comunque, il giorno dopo quella retata, la comunità omosessuale e Lgbtq+ di New York decise di smettere di stare a guardare e centinaia di persone – si parla di 500 manifestanti – scesero in strada partendo dallo Stonewall Inn dando il via al primo corteo Lgbtq+. Lo slogan usato era chiaro: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud” (“Dillo in modo chiaro, e gridalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio”.*

[Quando è nato il Pride Month, la storia: https://luce.lanazione.it/pride-month-2022/]

 

Sono passati 53 anni da allora… tante cose sono cambiate e tanti progressi si sono fatti. Ma la comunità Lgbtq+ è ancora lontana dall’essere rispettata.

 

La nostra società, soprattutto quella più bigotta e ottusa, si ostina a reprimere l’orientamento omosessuale, nonostante sia un aspetto assolutamente normale della natura umana. È stato storicamente dimostrato che l’omosessualità è presente nella specie umana fin dall’antichità, oltretutto molto diffusa in parecchie culture e vista anche come un miglioramento per la società. Sfortunatamente, qualcuno ha voluto porre per forza l’accento sulla sua “negatività”, dando così vita a quella piaga chiamata Omofobia.

Ma quale negatività?

Stiamo parlando di persone che provano attrazione per individui dello stesso sesso, non di criminali che spacciano droga o che rapiscono bambini.

L’essere gay o lesbica o qualsiasi altra cosa ci si senta di essere, non è in alcun modo uno sbaglio, una fase o una malattia. È semplicemente un tipo di attrazione diverso, tutto qui.

L'atteggiamento sociale verso i comportamenti omosessuali ha conosciuto momenti di relativa tolleranza, durante i quali la società ammetteva un certo grado di discussione ed esibizione pubblica del tema, alternandoli però a momenti di repressione durissima, come nell'Italia del Trecento, o nell'Europa della Riforma protestante e Controriforma cattolica o ancora nel periodo a cavallo della Seconda guerra mondiale, durante il quale persero la vita diverse decine di migliaia di persone.

 

Per quelle persone che si rendono conto di essere gay, fare “coming out” non è un passo facile.

Arrivati alla realizzazione di emergere come una persona aperta a relazioni con persone dello stesso sesso può essere sì un Epifania, ma al tempo stesso un problema a confidarlo alle altre persone, ad esempio la famiglia, gli amici e/o i colleghi per paura delle loro possibili reazioni negative. Più che naturale, visto che molti individui decidono di diseredare o rinnegare i figli, piuttosto che accettarli per ciò che sono.

In Italia, come nel resto delle nazioni più sviluppate, le persone spesso fanno il loro coming out durante le scuole superiori o all'università. A queste età, essi non vedono la necessità di ricorrere ad un aiuto quando il loro orientamento non è accettato nella loro società e da ciò ne conseguono rischi di atti di violenza o bullismo nel momento in cui si rivelano. Sfortunatamente la cronaca ci ha spesso mostrato questa realtà.

Di contro però, in un aspetto più positivo, abbiamo migliaia di associazioni che sono aperte al supporto della comunità Lgbtq+ e di persone disponibili all’aiuto e al sostegno dei suoi membri. Le battaglie che stanno combattendo non sono solo basate sul fermare la violenza dell’Omofobia, si parla anche di redigere leggi più eque e far sì che le istituzioni diano gli stessi diritti.

 

Tutti i cittadini dell’Unione europea hanno il diritto di essere trattati in modo equo.

 

Il 76 % degli europei intervistati nel 2019 ha convenuto che le persone gay, lesbiche o bisessuali dovrebbero avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali, rispetto al 71 % del 2015. Le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) possono tuttavia essere discriminate in molti ambiti della vita, ad esempio quando cercano lavoro o richiedono prestazioni di sicurezza sociale, a scuola o quando hanno bisogno di assistenza sanitaria. Possono inoltre essere bersaglio di discorsi di incitamento all’odio e vittime di violenza, e non sentirsi al sicuro sul luogo di lavoro, a scuola o nei luoghi pubblici.

L’UE si adopera per combattere l’omofobia e la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e delle caratteristiche sessuali, e mira a garantire che i diritti delle persone LGBTI siano tutelati in tutta l’UE.

Nell’ambito degli sforzi volti a combattere la discriminazione, nel 2015 la Commissione europea ha presentato un elenco di azioni riguardanti, ad esempio, l’istruzione, l’occupazione, la salute, la libera circolazione, l’asilo e i reati generati dall’odio.

Per realizzare un cambiamento in tale ambito, l’Unione europea lavora a stretto contatto con i paesi dell’UE, responsabili della promozione e dell’applicazione dei diritti delle persone LGBTI, come il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali e le norme riguardanti il riconoscimento giuridico del genere. *

[Riflettori puntati su L’UE e l’uguaglianza LGBTI: https://op.europa.eu/webpub/com/factsheets/lgbti/it/]

 

Questi interventi fanno ben sperare che un giorno si arrivi alla parità sperata, ma c’è ancora tanto lavoro da fare e in alcuni paesi è persino ancora più dura. In America soprattutto, vivere apertamente come una persona LGBT diventa il doppo difficile quando ci si mettono in mezzo i cosiddetti “gruppi di sostegno” che vogliono guarirli dal loro male.

Non stiamo parlando di fanatici, bensì di persone religiose o psicologi che lavorano per la comunità e che (purtroppo) collaborano insieme nel cercare di convertire gli omosessuali alla normalità seguendo le loro nozioni scientifiche o perché il loro Dio rinnega la loro natura peccaminosa. È la cosa più sbagliata che si possa sentir dire. Quello che rende ancora più grave l’azione di questi gruppi e che dietro la giovialità dei loro corso di rieducazione o dei loro solari campi estivi di supporto, è che non esitano a ricorrere all’utilizzo di violenze fisiche e psicologiche per raggiungere i loro scopi. E poi dicono che sono gli altri, il problema.

Le maggiori organizzazioni professionali e scientifiche considerano i tentativi di modificazione dell'orientamento sessuale potenzialmente dannosi.

L'Australian Psychological Society afferma che "L'orientamento omosessuale non è una malattia mentale e non ci sono ragioni scientifiche per tentare una conversione di lesbiche o gay ad un orientamento eterosessuale. L'Australian Psychological Society riconosce la scarsità di evidenza scientifica riguardo l'utilità di una terapia di conversione, e sottoscrive che essa potrebbe, di fatto, essere dannosa per l'individuo. Cambiare l'orientamento sessuale di una persona non è semplicemente una questione di cambiamento del comportamento sessuale della stessa. Esso necessiterebbe dell'alterazione dei sentimenti emozionali, romantici e sessuali della persona e la ricostruzione della propria concezione di sé e dell'identità sociale."

 

Concludo l’articolo con un discorso che ha Bill Nye sul concetto dello spettro di genere e sessuale:

Una cosa sulla sessualità è chiara: c’è molto di più di ciò che si vede.

Femmina o maschio, gay o etero, rosa o blu, ci hanno insegnato a vederlo in modo binario. Ora stiamo scoprendo che è più un caleidoscopio. E questo non vale sono per gli adulti. I genitori lo sanno già. I bambini esplorano espressioni di genere prima ancora di sapere cos’è uno spettro. Prendete il sesso. Pensavamo che fosse una cosa lineare: cromosomi X e Y per i maschi, due X per le femmine. Ma ci sono più combinazioni di quelle nella vita reale e anche per quelli con due cromosomi sessuali, gli ormoni possono variare tanto. Così anche l’anatomia. Quello che ci rende uomini o donne non è poi così chiaro. E l’attrazione? Certe persone affermano che è naturale essere attrattti solo dal sesso opposto. Ma in pratica non è così semplice: alcuni sono gay, altri bisessuali, alcuni asessuali e altri prendono tutto ciò che possono.

Esistono davvero tantissime sfumature di sesso.

Se aggiungi il genere diventa ancora più colorata.

Verso i 3 o i 4 anni, molti bambini si identificano con un genere e non sempre combacia con il sesso assegnatogli alla nascita e l’identità di genere in una persona può cambiare nella vita. E la cultuta ci sta offrendo nuovi modi per esprimere tutto ciò. Con i vestiti, con i comportamenti e il linguaggio, con il modo di presentarsi al mondo… la scelta spetta a voi. Certo, può confondere le idee a coloro che insistono a scegliere tra una M o una F… ma gente, dobbiamo dare ascolto alla scienza. E la scienza dice che esiste uno spettro. Le etichette, la moda, persino le toilette non sono ancora al passo con questa realtà. Penso che decidere di osservare la sessualità in questa chiave sia molto più complicato, ma è anche molto più onesto e sincero.  Ed è più interessante.

Ho imparato molto oggi.

Insomma, sono un maschio cisessuale che ha vissuto in questo mondo, ma questa roba, da un punto di vista scientifico, è davvero forte. La scienza è il processo grazie a cui comprendiamo la natura, con il quale capiamo il nostro posto nel mondo, il ruolo che abbiamo qui.

 Ognuna di queste opinioni e informazioni sono importanti per me. E se noi lavoriamo insieme, fatemelo dire, salveremo il mondo.”

 

[Bill Nye – Saves the World]

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