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Le scampagnate della Ponto a… Firenze (Parte 1)

Tiro fuori dal cassetto questa rubrica sia perché in generale mi piace, sia perché voglio raccontare qualcosa di me senza sentirmi in imbarazzo. Cosa strana da dire visto che lo sto scrivendo su un pezzo di carta digitale, ma sono fatta così, che posso farci?

 

Parlando della mia scampagnata, stavolta vi racconterò di come è sbocciato in me l’amore per la città in cui vivo da nove anni: Firenze.

Scoprirla è stato… magico.

Lo so, suona molto cliché, ma è la verità! È stato amore a prima vista e ancora oggi sono felice di avere avuto l’occasione di trasferirmi in un posto così bello. Se ho avuto la possibilità di venirci è stato grazie anche al mio papà che mi ha accompagnata… ma non per motivi di vacanza (ora vi spiego).

Della mia esperienza fiorentina racconterò due versioni: la prima che è questa qua che state per leggere - che potrei definire la mia introduzione a questa bella città-, mentre la seconda riguarda il mio trasferimento in loco e l’esplorazione più approfondita dei suoi viali e luoghi più famosi.

 

Ecco come è inizata:

 

·       Parte 1: Tutto cominciò con il wrestling…

 

Molti miei coetanei ricorderanno molto bene che negli anni 90 in poi, fino al 2000 e qualcosa, su Italia 1 trasmettevano nel fine settimana lo spettacolo del wrestling chiamato “Smackdown!” della rinomata WWE. A quei tempi i gadget del wrestling andavano forte e tra i bambini si facevano discussioni su chi fosse il wrestler più figo o il più forte. All’inizio il wrestling non mi interessava per niente… anzi, lo trovavo noioso e persino troppo violento (Ps: ancora non sapevo che fosse tutto finto).

Comunque… un giorno per caso, verso il primo anno di liceo, decido di dargli un’occasione. Non ricordo come sia stata la prima volta che ho guardato il programma o cosa trasmisero di preciso… ma mi piacque, non era così assurdo come lo immaginavo (e quindi vai di violenza!).

Oltre a divertirmi a guardare gente che si picchiava e omaccioni muscolosi e seducenti, ho cominciato anche a collezionare riviste, magliette e un paio di articoli di cartoleria… ma la parte più importante, è stato conoscere le mie attuali migliori amiche con cui abbiamo condiviso questa passione e molto altro. Ma questa è storia per un altro articolo.

 

Nel 2006 (o 2007, non ricordo), scopro che la WWE farà un tour in Italia e io impazzisco.

Divento tipo la protagonista di Turning Red, che vuole a tutti i costi andare al concerto della sua boy-band preferita e anche io, come tale teenager isterica; non potevo perdere un’occasione del genere, anche perché avrei finalmente visto di persona i miei wrestler preferiti. Quindi mi metto a pregare i miei genitori di poterci andare, non al punto di scongiurarli in ginocchio ma quasi, implorandomi di potermi accontentare.  

I miei genitori, sapendo bene quanto io tenga ad una cosa del genere, alla fine decidono di accontentarmi, ma solo con la promessa di andare bene a scuola fino alla data dell’evento.

Ebbene sì, ho accettato.

Fu dura tenere dei voti alti perché non mai stata una studentessa modello (tanto meno intelligente), però ho mantenuto il proposito ed ho ottenuto il mio viaggio come ricompensa degli sforzi.

Parto la sera con uno di quei treni con le cuccette insieme al mio papà, dal finestrino salutiamo mia madre e mia sorella mentre lentamente il veicolo comincia a muoversi verso l’interno del territorio, mentre il resto della città già sta cenando o preparando a dormire.

Quel giorno vado via con la prospettiva di vedere per la prima volta uno spettacolo di wrestling e di riportare indietro il racconto di un’esperienza divertente alle mie amiche, ma non sarebbe stato solo il ricordo di un combattimento che avrei inciso nella mia memoria.

Nossignore.

 

 

·       Parte 2: La prima volta a Firenze

 

Dormire nelle cuccette di un treno è la cosa più scomoda del mondo, per non parlare del costante cigolio dei lettini e del veicolo stesso. Una situazione terribile per chi, come me; ha il sonno leggero. Non so se sono riuscita a chiudere occhio, ricordo solo il rumore stridente delle rotaie e il costante dondolio agitato del vagone che mi sballottola sulla scomoda brandina.

Notte insonne a parte, al mattino arriviamo a Firenze.

Ovviamente con il sonno arretrato che mi stordisce il cervello non do molta importanza all’arrivo, tutto ciò che voglio è arrivare all’albergo e sperare di fare una dormita decente per qualche ora.

Il posto non è un granché, però è in posizione strategica tra la Stazione Centrale e il centro.

Infatti, arriviamo al palazzo in quattro e quattr’otto e visto che lo spettacolo del wrestling si terrà la sera, io e papà ne approfittiamo per riposare prima di uscire a pranzo e farci due passi per visitare la città.

 

Ammetto che all’inizio non ero così entusiasta di uscire.

Pranzare mi stava bene, ma andare a passeggio? Per niente!

In quel momento non ero proprio dell’umore adatto perché avevo ancora sonno, mal di pancia e l’ansia costante di arrivare tardi alla serata.

Credo che se glielo chiedo, il mio povero papà si ricorderà ancora del mio continuo “ma facciamo in tempo?” “Non arriviamo tardi?” … devo avergli fatto venire un tremendo mal di testa, quel giorno. Comunque, per fortuna ha insistito per uscire ed è solo così che ho potuto rendermi conto della fortuna che mi stava capitando.

 

Ci dirigiamo verso il centro di Firenze, classica meta per tutti i turisti che mettono per la prima volta piede nel capoluogo toscano.

Niente musei o gallerie purtroppo, il tempo non ce lo concede.

La strada che percorriamo parte dalla stazione, nonché la più diretta che ci viene indicata. In realtà in quella zona ci sono tante altre stradine più vicini e più veloci, ma non essendo del posto non potevamo saperlo; perciò, percorriamo quella (per modo di dire) più “famosa”.

La si riconosce subito: ci sono un sacco di negozi di marchi importanti ed è un passaggio nevralgico del quartiere perché collega il centro con la Stazione Centrale, difatti ci sono sempre turisti e pendolari da quelle parti, nonché studenti di ritorno da scuola.

Più ci si inoltra nel cuore della città e più si incrociano più turisti che fiorentini. In mezzo alla marea di persone puoi sentire parlare lingue di ogni parte del mondo e volti di ogni razza e colore; a volte solo in coppia, a volte riuniti in folti gruppi che cercano di stare al passo delle guide che continuano a raccontare morte e miracoli della capitale.

Sia allora come oggi, delle volte camminare da quelle parti è come cercare di nuotare contro corrente: vai lento e a fatica.

Ma nonostante la lentezza, il sudore e lo sbattere ripetutamente contro le schiene altrui, la meta appare davanti a noi come un’isola di salvezza.

 

Quell’isola si chiama Santa Maria del Fiore.

 

La sua lucentezza dei marmi bianchi che la compongono mi abbaglia e la sua maestosità mi fa impallidire, i motivi colorati e i mosaici sono come colorati gioielli che la adornano, le statue dei santi ti danno l’impressione di essere vivi e di essere loro i veri guardiani che la proteggono e non le persone in carne ed ossa. Mi sento minuscola mentre percorro il perimetro che la cattedrale domina con la sua altezza smisurata, non avevo mai visto prima d’ora un’opera di questo calibro che sembra guardarmi dall’alto verso il basso.

Non sono l’unica a stare con il naso all’insù, chiunque si trova lì fa lo stesso, cercando nel frattempo di catturare con le foto o con i video l’esperienza che stanno vivendo.

Al mio fianco papà mi da qualche lezione di storia, io ascolto interessata senza perdermi una virgola. Sono così colpita dal Duomo di Firenze che voglio saperne di più, voglio essere istruita. Papà però sa che c’è ancora molto da vedere e così circumnavighiamo il Duomo, sorpassando bar e ristoranti; per continuare la passeggiata.

 

 

·       Parte 3: Attrazione

 

Man mano che esploriamo, mi sento sempre più innamorata di questa città.

È completamente diversa da Reggio Calabria: è più grande, più pulita… più “lussuosa” in un certo senso. Può sembrare esagerato ma è così che la considerai la prima volta (e visti i prezzi delle case, non ho del tutto sbagliato). Praticamente, è come stare su un altro pianeta.

L’antica aristocrazia fiorentina non ha affatto abbandonato i suoi viali, anzi; è ancora fortemente presente: nel nostro secolo si è solo modernizzata sostituendo i mercanti di stoffe e spezie con negozi di alta moda o gioiellerie Swarovski, invece di castelli e ville i “nobili” alloggiano in splendidi hotel e appartamenti da sogno.

Ai miei occhi tutto luccica come l’oro, persino il carosello a Piazza della Signoria mi appare come qualcosa di nuovo e sconosciuto, mentre gira su sé stesso con i suoi cavalli bianchi per divertire i bambini.

Ma quello che mi fa davvero sentire più in sintonia con la città è il suo sfondo artistico.

 

A scuola avevamo già parlato di quando Firenze era al culmine del suo splendore nel Quattrocento e di come avesse riunito dentro le sue mura i migliori artisti in circolazione. Studiarla di persona però, è tutta un’altra esperienza. Tra automobili e venditori ambulanti, facendo attenzione è possibile riuscire a respirare ancora il clima di quei tempi lontani e si può avere l’illusione di trovarsi trasportati in quell’epoca d’oro della storia.

Sogno ad occhi aperti, non c’è nulla che non mi attrae.

Vedendo Santa Maria del Fiore l’amore per Firenze è sbocciato subito, ma a dare il colpo di grazia che ha fatto davvero pensare “voglio vivere qui” è stato quando ho percorso il Piazzale degli Uffizi.

Si tratta di uno spazio formato dal Palazzo degli Uffizi e vi può accedere da varie strade (noi accedemmo da Piazza della Signoria) con ventotto statue in marmo di illustri toscani ambo i lati, collocate nelle nicchie dei pilastri del portico.

Per qualche ragione quel percorso mi trasmette emozioni particolari.

Forse sono state le statue di quelle importanti figure e la storia di ognuno di loro a scuotermi dentro, facendomi sentire il peso della loro eredità, soprattutto quelle dedicate a Giotto, Leonardi da Vinci o Donatello. Mi colpiscono perché sono artisti, come me.

Vedendoli mi rendo conto che anche nel passato c’erano persone che hanno trovato nell’arte la ragione di vita. Anche se solo sculture di pietra mi sembra quasi che possano capire come mi senta io, adolescente che sta diventando donna; che solo nel disegnare riesce a trovare la pace in quelle mie banali opere di grafite.

All’epoca disegnare era l’unica cosa che mi dava conforto durante il liceo, non mi sentivo all’altezza degli altri miei compagni che già si atteggiavano da adulti esperti del mondo ed essendo una nerd che faceva principalmente fumetti mi sentivo fuori posto. Si, erano persone che disegnavano… ma non penso che considerassero il disegno con quella stessa importanza con cui lo elevavo io. O almeno, non nei confronti dei fumetti.

In quella città mi sento a mio agio, finalmente.

Mi sembra di essere circondata da gente che mi capisce e di aver trovato un posto in cui posso esprimere la mia creatività senza essere giudicata.

 

Allora capisco che è quello il posto in cui voglio stare: voglio vivere lì, a Firenze.

Non avevo ancora deciso che fare della mia vita dopo il liceo ma so per certo che voglio trasferirmi in quella città, viverci per sempre e diventare membro della loggia di artisti che ci sono vissuti.

 

Non sono diventata un’artista famosa, ma sono riuscita a realizzare il mio sogno di trasferirmi in città. Conduco uno stile di vita diverso da quando vivevo a Reggio Calabria ed ho anche la fortuna di avere al mio fianco una persona che mi ama e con cui, ogni tanto; ci godiamo delle belle passeggiate nel centro storico (anche se adesso con il Covid abbiamo molto limitato questa cosa, purtroppo). Ed è proprio questa persona che mi ha fatto scoprire il resto dei tesori fiorentini.

 

 

Tutto questo vi sarà raccontato nella seconda parte.

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