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Heart of the World - Capitolo 1

Capitolo 1

 

Il telefono del Capitano Hawk squillò per l’ennesima volta.

Il militare strinse i pugni con forza e sospirò: la giornata non era ancora cominciata ed era già stanco. Rispose. Era di nuovo il Sindaco che voleva aggiornamenti riguardo il delicato caso a cui stava lavorando.

Lui non poté far altro che rispondere che non c’erano novità.

Il tono irritato del politico non fece altro che aumentare l’irrequietezza che ormai da giorni lo torturava con acidità di stomaco e continui mal di testa; per non mancargli di rispetto si limitò a rispondere (con gran forza di volontà) con semplici si o no fino alla chiusura della conversazione. Grant Hawk si era spesso trovato a dover trattare casi molto seri durante la sua carriera tra le forze dell’ordine, ma l’ultimo che aveva fatto capolino sulla sua scrivania gli aveva fatto accapponare la pelle fin dalle prime battute: un serial killer di ragazzine, il più spietato su cui avesse investigato. Fino adesso il bastardo poteva vantare di ben 10 vittime “conquistate” in un lasso di tempo di meno di 2 mesi.

Il caso era passato in mani diverse fin dal suo inizio, partendo dall’Unità Vittime Speciali fino alle forze degli FBI, ma nessuno di loro aveva fatto significativi passi avanti e adesso toccava al suo dipartimento, in quanto la sua città San Francisco, era diventato nuovo campo di caccia.

Il fascicolo inerente all’investigazione era peggio di un libro dell’orrore, controvoglia dovette cominciare a leggere i dettagli degli omicidi e le foto allegate delle vittime messe insieme sotto forma di raccapricciante gallerie. Gli elementi che le accumunavano erano davvero pochi: tra essi, l’età che si aggirava tra i 14 e i 20 anni di età ed i capelli rossi. Per quest’ultimo dettaglio, era stato soprannominato dai giornalisti come “Il Killer Scarlatto”.

E poi basta, non c’era altro  di significativo. Nessuna di esse aveva collegamenti l’una con l’altra, né tramite amicizie o legami di famiglia, perfette sconosciute che provenivano da ogni parte del paese.

L’assassino, a suo parere, doveva essere per forza uno psicopatico per bersagliare quel tipo di ragazze, oltre che un grandissimo stronzo. Secondo lo psicologo doveva esserci un motivo di risentimento dietro le sue azioni, in quanto spiegava (forse) il perché sfigurasse i volti delle vittime post-morte con chiari segni di furia e rabbia. La sua era un’ossessione, e forse non avrebbe avuto fine. Hawk si allargò il colletto della camicia, il nervosismo gli dava l’impressione che lo stesse strozzando, i jeans scuri invece gli si erano appiccicati alle gambe per colpa del sudore.

In quel momento entrò uno dei suoi agenti per dargli una notizia che peggiorò il suo umore: era l’avviso della scomparsa di altre due ragazze. Hawk imprecò pesantemente ed ingoiò subito un paio di antiacidi. Per l’identikit ricevette due grandi foto che incorniciavano i volti delle ragazze, entrambe sorridenti e con gli occhi pieni di vita; ambedue accompagnate da un dettagliato profilo. Hawk lesse principalmente i nomi e le età: Nadia Lowe, 20 anni; e Willelmina Devin, 16 anni.

Era la prima volta che l’assassino portava via due persone contemporaneamente, non era un buon segno questo cambiamento delle proprie abitudini.

Il tempo a disposizione era prezioso, scarso in ogni caso per poter sperare che le sfortunate non subissero danni psicologici o corporali, aveva già i brividi nell’immaginarsi cosa sarebbe potuto accaderle.

<< Avvisa gli uomini di prepararsi. >> disse all’agente.

<< Aspetti, non ha letto il resto della segnalazione. >>

<< Lo farò mentre usciamo. >>

<< Lo legga, questo è diverso. >>

Hawk riprese a leggere il file sulle ragazze. Non notò niente di importante fino a quando non si rese finalmente conto della grossa incongruenza: la Devin risultava scomparsa lì a San Francisco, mentre la Lowe dalla città Marietta nel Ohio. L’avviso di scomparsa era arrivato praticamente quasi nello stesso momento e con la stessa indicazione, cioè che erano sparite probabilmente durante la notte, portate via dalle proprie cose durante la notte.

“Ma che cazzo!” pensò Hawk.

Come possono sparire contemporaneamente due persone da due Stati diversi?

Questo gli fece pensare a due orribili possibilità: o uno dei due rapimenti era stato effettuato da un mitomane, oppure il killer si era trovato un complice.

<< Che facciamo signore? >>

<< Una squadra vada in Ohio. Noi invece continuiamo qui. >>

 

Nel giro di un’ora sia lui che un discreto numero di agenti sotto copertura erano sparsi nel quartiere in cui la vittima locale abitava. Il quartiere commerciale San Francisco era chiassoso e affollato, ma mai al punto di diventare una scena del crimine. Lì ci fu ben poco da fare, comunicò al team di concentrarsi nei luoghi più frequentati dalla ragazza. Anche lui si mise in moto, non c’è la faceva a restar fermo.

Guardò ogni persona che animava le strade e i negozi, soffermandosi spesso sui gruppi di teenagers che giocavano tra loro tra battute e scherzi. Pensare che spesso quella innocenza veniva violata da bastardi senza cuore gli faceva desiderare di sparare personalmente in testa tutti quei figli di puttana che osavano alzare un dito su bambini e ragazzi. Odiava quella feccia, era l’unica cosa che lo mandava fuori dai gangheri.

Il suo riflesso apparve nello specchietto retrovisore di una macchina e se ne stupì molto, come se uno sconosciuto si fosse sostituito a lui: gli era cresciuta eccessivamente la barba ed anche i capelli non erano un esempio di ordine, la faccia squadrata era arricchita di troppe rughe, gli occhi azzurri apparivano spenti. Solitamente la sua corporatura era massiccia e atletica, negli ultimi tempi però aveva perso un massa muscolare e la pancia era cresciuta… lo stress ti riduce davvero male, quando ha la meglio su di te.

<< Capitano, dall’appartamento della ragazza dicono che non hanno trovato nulla. Come negli altri casi. >> gracchiò all’improvviso una voce dall’auricolare all’orecchio destro.

<< Digli di continuare a cercare, non si devono fermare per nessuna ragione. Dovrà pur esserci una traccia: una goccia di sangue, un capello… persino del piscio va bene. >>

Ecco un’altra cosa assurda di quei rapimenti: il niente.

Per quanto malato di testa fosse il killer, la sua abilità nel non lasciar indizi era pazzesca: non era stata trovata alcuna traccia di DNA sui cadaveri o nelle stesse scene del crimine che lo aiutassero a seguire una pista o tantomeno mettere gli occhi su un sospettato, persino tra i parenti che sembravano più sospetti non era emerso nulla di rilevante. Niente, niente e niente. Una pulizia inaudita. Nessuno però poteva essere così scaltro dopo dieci omicidi, prima o poi avrebbe sbagliato anche lui!

Hawk riprese a studiare la foto delle ragazze, poi controllava che in mezzo alla gente ci fosse un viso che corrispondesse ad uno dei due, spesso accadeva di scambiarlo con quello di un’altra persona che poi, ad un’occhiata più attenta; realizzava non aveva nulla in comune.

<< Porca troia! >>

<< Che succede Capitano? >>

<< Ho trovato una delle ragazze! >>

Hawk non riuscì a credere ai suoi occhi quando si rese conto che la Devin, in carne ed ossa, stava attraversando la strada proprio davanti a lui mescolata al resto dei passanti. Quei ricci rossi erano inconfondibili, erano come una nuvola di fuoco. Pensò a tante cose mentre le correva incontro, pregustando l’idea di avere finalmente una vittoria.

La chiamò per nome mille volte mentre si faceva strada per raggiungerla, si voltarono tanti sconosciuti ma non lei, nemmeno quando usò il suo cognome. Il suo istinto gli disse di mettere mano alla pistola, era andata troppo bene perché non nascondesse dietro si una grossa, grossissima fregatura. Nel suo lavoro poi, le fregature erano bastarde.

La ragazza continuò a camminare allontanandosi gradualmente dal centro cittadino fino a giungere nei pressi del Golden Gate Bridge dove, ad un tratto, crollò in mezzo alla strada bloccando la circolazione. Il concerto di clacson rimbombanti e il coro dei pesanti insulti vocali erano la dimostrazione che i guidatori non avevano capito la gravità della situazione.

Hawk si fiondò a soccorrerla, aveva i brividi.

Trattenne il fiato, gli occhi della ragazza erano completamente bianchi, dalle iridi si diramavano le sottili vene che, anziché essere rosate; erano nere con una lieve sfumatura bluastra. Persino sul resto del viso le vene avevano la stessa colorazione, ed erano persino più gonfie tanto da sollevare la pelle.

<< O merda… >>

La ragazza si mise a tastargli il viso piangendo e implorando pietà.

<< Va tutto bene, sei al sicuro. Ti porto a casa. >>

Improvvisamente Hawk sentì le gambe crollare, indebolite da un calore che potè definire tagliente. Delle specie di frecce lo avevano trafitto al di sotto del ginocchio, il sangue colava come la schiuma di una birra agitata troppo bruscamente.

Nonostante il dolore riuscì a rimanere lucido, alcuni automobilisti si decisero ad avvicinarsi per poterlo aiutare nonostante fossero spaventati dalla sua condizione.

Forse furono le allucinazioni dovute al dolore, ma tra la folla vide una inquietante solida figura nera con la testa da uccello: era una testa viva, non una maschera, con piume nere ed il becco che si apriva di tanto in tanto, due grandi occhi bianchi con minuscole pupille da sembrare perle. Il resto del corpo era celato sotto un mantello scuro fatto di strati di… piume? Scaglie? Non riusciva a capire cosa fosse, ma lì in mezzo intravide emergere una mano che teneva un’oggetto tondo e poroso, come un pezzo di roccia lavica ma scuro. Le dita vi si chiusero sopra e la “cosa si dissolse”, diffondendosi nell’aria come una polvere leggera.

Di lì a poco intorno a lui le persone iniziarono a tremare e i loro occhi si sciolsero, in pochi istanti divennero corpi morti che caddero a terra, senza emettere un sussulto oppure un lamento. La ragazza invece si dissolse in un mucchio di polvere e foglie secche, rilasciando un intenso odore di bruciato. L’ibrido passeggiò nel mucchio di corpi morti mormorando a bassa voce qualcosa come “un altro buco nell’acqua. Che perdita di tempo”. Stava per andarsene quando Hawk gli sparò un colpo alla testa con la pistola, fermandolo. Rovistò nel piumaggio estraendo poco dopo il bossolo schiacciato, ancora caldo per l’esplosione.

<< Sei fortunato. Ho ancora bisogno di te. >> gli disse con voce molto bassa e distorta.

Per sua fortuna decise di lasciarlo vivere e se ne andò.

 

Così com’era cominciato tutto si concluse in fretta, facendo tornare una calma atmosfera, come se nulla fosse successo. Ma a smentirlo c’erano i cadaveri tutti intorno a lui. Ed era soltanto l’inizio.

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